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Sonno e alimentazione

Durante i primi mesi, potrebbe sembrare che le attività preferite dal tuo bambino siano dormire e mangiare. Questa è senza dubbio un’attenta osservazione, come genitore!

In effetti, lo stomaco di un neonato ha la grandezza di un suo pugno, ecco perché ha bisogno di piccole quantità di cibo con grande frequenza.

I neonati, in particolare, hanno bisogno di dormire veramente tanto per ricaricarsi fisicamente e crescere neurologicamente poiché il cervello, l’intero organismo e il sistema immunitario si sviluppano rapidamente nei primi mesi di vita.

 

Il sonno

Più capisci i segnali trasmessi dal tuo bambino, più sarai in grado di predisporre un ambiente idoneo a favorire un buon sonno.

Sembra facile, eppure il sonno dei bambini resta un enigma per la gran parte dei genitori perché ogni bambino presenta una variabilità individuale. Per gestire il sonno del bambino, pertanto, bisogna innanzitutto imparare a tranquillizzarlo, comprendere e tollerare momenti di crisi (denti, mal di pancia, imprevisti cambi di orari…) ma anche cercar di non farsi suggestionare dal confronto con situazioni apparentemente simili.

 

Il ciclo del sonno dei bambini

Di seguito troverai alcune informazioni di base sul ciclo di sonno dei bambini, ma non dimenticare mai che ogni bambino ha un temperamento soggettivo e le sue abitudini potrebbero cambiare sensibilmente nel corso della crescita. Se hai già avuto un figlio, noterai le differenze.

  • Nelle loro prime settimane di vita, i neonati mostrano molto spesso segnali di stanchezza/sonno.

  • I bambini dai tre ai sei mesi hanno bisogno di dormire dopo un periodo di veglia che varia rispetto alle prime settimane e che si aggira intorno alle due ore e mezzo, ma il tuo bambino potrebbe comportarsi diversamente.

  • Il sonno di solito migliora di notte quando i bambini sono stati esposti alla luce naturale durante il giorno e quando non sono sottoposti a particolari variazioni di contesto o dei loro ritmi.

  • I cicli del sonno dei bambini piccoli iniziano con una fase REM (Rapid Eye Movement o movimento oculare rapido). La fase REM è un tempo in cui il bambino sogna, si muove e rivive quel che ha imparato durante la giornata. Il sonno non-REM è il sonno profondo senza movimenti, il tempo in cui il bambino ricarica le proprie energie e cresce.

  • I bambini hanno un rapido avvicendarsi di sonno REM di primo mattino e possono dare l'impressione di essere svegli, ma spesso si riaddormentano con facilità.

Lo sapevi?
  • I bambini inizialmente seguono i propri ritmi, non sono in grado distinguere il giorno dalla notte. La ritmicità sonno sveglia si sviluppa con il tempo nell'arco dei primi sei mesi e i genitori possono essere molto utili, aiutandoli a regolarsi. Ad es. qualcuno prova con il ciuccio, altri cullandolo e cantando, altri ancora lo lasciano da solo in un luogo silenzioso. Ogni genitore, se ci prova con fiducia e ripetutamente, trova una sua modalità. Non scoraggiati, sicuramente il tuo lo individui.

  • I bambini hanno bisogno di imparare come posizionarsi e riposizionarsi per dormire, fra i quattro e i sei mesi. Ciò non significa necessariamente che saranno in grado di addormentarsi da soli, spesso è ancora indispensabile la presenza di un adulto.

  • I bambini hanno bisogno del sonno per la loro crescita fisica e per permettere al loro sistema immunitario di svilupparsi efficacemente. Il sonno ha anche lo scopo di ricaricarli e di favorire lo sviluppo del loro cervello.

  • Il sonno viene influenzato dalla quantità di stimolazioni sensoriali che il bambino riceve durante il giorno. I bambini hanno bisogno di piccole quantità di stimoli intervallati da momenti di riposo e recupero per evitare una sovra stimolazione. Quindi, è utile, anzi quasi necessario, diminuire progressivamente gli stimoli per aiutare il bambino ad addormentarsi, soprattutto per la notte.

     

Non è sempre facile gestire il momento dell'addormentamento, soprattutto verso fine giornata o durante la notte, per esempio fra una poppata e l'altra. La condivisione di tale fatica fra la coppia dei genitori - in un compito così delicato e importante - trasmetterà al neonato, sia con mamma che con papà, un accompagnamento accogliente e sicuro ogni volta che dovrà addormentarsi.

Come capisco quando il mio bambino è stanco?

Il linguaggio corporeo

I segni della stanchezza variano con l'età e in base al temperamento del bambino. Ciascun genitore impara pian piano a riconoscere i segni di stanchezza specifici del proprio figlio.

Per esempio: diventa nervoso o aggrotta le sopracciglia e stringe i pugni; mentre prima era calmo e aveva un'aria soddisfatta, inizia a lamentarsi o a piangere.

 

Scompiglio con l'alimentazione

La ricerca scientifica segnala quanto siano importanti per l’equilibrio somato-psichico del bambino i primi mesi di vita: in questo periodo si instaura il sistema di comunicazione madre-bambino che consente a quest'ultimo di segnalare i propri stati - in particolare quello di fame e di sazietà - cui la madre impara a rispondere in modo empatico. La funzione materna di alimentare è, quindi, regolatoria e rappresenta un importante fattore di protezione per il benessere psicofisico del bambino.

Potresti notare, a volte, che tuo figlio non ha granché voglia di mangiare quando è stanco. Potrebbe sottrarsi ai tuoi tentativi di stabilire un contatto oculare o verbale. Se ti accorgi di segnali del genere, vuol dire che è giunto il momento di accompagnarlo a far la nanna.​

Bambino assonnato
 
L'alimentazione

I neonati hanno bisogno di alimentarsi almeno fra le sei e le dodici volte al giorno, il che può voler dire un totale di otto ore in ogni ciclo di ventiquattro. Ovviamente un carico del genere può stancare sia la mamma sia il papà, quindi è importante parlare di come gestirlo insieme.

L'allattamento al seno

L'allattamento al seno sicuramente è un naturale, fondamentale sostegno all'inizio della vita e la ricerca scientifica documenta i notevoli benefici che comporta sia per la madre sia per il bambino. Ciononostante, alcune donne non allattano al seno per varie ragioni che vanno accolte e capite.

Ad esempio perché hanno poco latte, perché non si sentono a loro agio nel farlo o proprio si rifiutano. Può essere utile chiarirsi bene le idee su ciò che si desidera fare, per essere flessibili sulla scelta e per non pretendere troppo da se stesse qualora le cose non andassero come previsto.

 

Può volerci un po' di tempo per abituarsi e diventare pratiche con l'allattamento al seno, e ciò vale anche per il tuo piccolo. Talvolta, ci vogliono dalle otto alle dodici settimane per essere pienamente a proprio agio nell'allattare il bambino e, quindi, vale la pena essere tenaci se lo si vuol fare davvero.
Spesso l’esperienza dell’allattamento per una neomamma non è così semplice come ci si immagina. Se riscontri difficoltà particolari con l’allattamento, rivolgiti a un professionista sanitario esperto, come l’ostetrica o il pediatra di famiglia.

Se il tuo partner o qualche familiare incontra difficoltà con la tua scelta circa l’alimentazione del bambino, parlane con l’ostetrica, il pediatra o altro specialista sanitario di tua fiducia. È importante che il momento in cui nutri il tuo bambino sia il più possibile sereno per entrambi.

  

La ricerca sull'allattamento mostra che:

 

  • il colostro – quel latte materno giallastro e appiccicoso prodotto alla fine della gravidanza – è cibo per il neonato e inizia a essere presente entro la prima ora dal parto;

  • gli anticorpi del latte materno proteggono dalle infezioni alle vie respiratorie superiori e alle orecchie, molto comuni nei neonati;

  • il latte materno riduce il rischio che i bambini sviluppino allergie;

  • il latte materno sostiene la crescita sana del bambino, fornendo quanto necessario per lo sviluppo (del cervello, del sistema immunitario, etc.)

  • le donne che allattano al seno hanno una probabilità inferiore di sviluppare un carcinoma mammario;

  • è più probabile che le madri smettano di allattare se il partner non dà loro sostegno oppure se altri familiari rendono particolarmente stressante quel momento.

 

 

Alimentazione con formula o latte artificiale

 

La decisione di usare il latte artificiale andrebbe presa di comune accordo tra la neomamma e il neopapà. Fa parte del ruolo del professionista sanitario (ostetrica, pediatra, etc..) fornire chiare e accurate informazioni per aiutarvi a decidere quel che è meglio per la vostra famiglia.

Per molte donne l’allattamento al seno è l’emblema di buona maternità e il passaggio al latte artificiale può, dunque, essere vissuto come un fallimento di proprie capacità. È fondamentale riconoscere questa delusione o dispiacere: non sempre le cose sono sotto il nostro controllo!  

Nutrire il bambino, in qualsiasi modo, è parte integrante del processo di costruzione del legame genitore-figlio. Quindi, è fondamentale che entrambi i genitori facilitino questi momenti, cercando di assumere una posizione che favorisca, anche, il contatto oculare con il bambino. L’uso del biberon consente a entrambi i genitori di partecipare attivamente all’alimentazione del figlio. In ogni caso e ove possibile, è importante che il padre possa essere presente quando il bambino mangia perché ciò sostiene lo sviluppo del loro legame. Crescendo, il bambino può distrarsi facilmente durante il momento del pasto, e sarà opportuno individuare un posto tranquillo. Ricordati che mangiare non è solo cibarsi, ma è una relazione alimentare che trasmette al neonato una progressiva competenza di sapersi regolare tra fame e sazietà: importante fattore di protezione dello sviluppo psicofisico di un bambino

 

 

Qualche informazione sul latte artificiale

 

  • Ve ne sono di diversi tipi in commercio e i più costosi non garantiscono risultati migliori per il bambino. Fai un po' di ricerche in proposito insieme al tuo partner e consulta un professionista sanitario prima di decidere.

  • Le tettarelle hanno forme e quantità di flusso differenti. È possibile che dovrai provarne alcune prima di trovare quella con la velocità di flusso giusta per il tuo bambino.

  • Se pensi che tuo figlio sia incline a sviluppare allergie o stia reagendo male al latte artificiale, parlane col pediatra di famiglia prima di cambiare latte.

Se hai bisogno di maggiori informazioni circa il sonno e l’alimentazione del bambino, puoi chiedere informazioni nei consultori o centri specializzati più vicini a te. Sapranno come aiutarti.

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